Lo confesso, sono un conservatore. Ha ragione Mario Monti, esponente di spicco della borghesia bocconiana, nipote di Mattioli, figlio di banchiere e massone, quando afferma che destra e sinistra non esistono più (con buona pace di Norberto Bobbio!), ma solo “riformatori” come lo stesso Monti e “conservatori”.
Sono un conservatore perché aspiro a una politica visionaria e ispirata dagli ideali, non dagli interessi. Sono conservatore perché credo sia necessario garantire gli stessi diritti a tutti e dunque il diritto al matrimonio fra persone dello stesso sesso. Sono conservatore perché vorrei che lo Stato legalizzasse cannabis e suoi derivati. Sono conservatore perché sostengo ogni iniziativa per l’abbattimento della spesa militare. Sono conservatore perché ho letto Negri, Lunghini, Zamagni e altri, trovando le loro tesi più convincenti di quelle di Alesina, Giavazzi, Zingales.
Sono conservatore perché credo nell’importanza fondante di una conoscenza non in ottica “privatistica”, bensì “pubblica” e “condivisa”. Sono conservatore perché vorrei che il lavoro fosse un diritto basato sulle competenze e non sulla competizione. Sono conservatore perché favorevole alla razionalizzazione, non al razionamento, della spesa pubblica.
Sono conservatore perché parlo ancora di “questione morale”. Sono conservatore perché promuovo iniziative di trasparenza nella pubblica amministrazione per contrastare la criminalità organizzata. Sono conservatore perché non ho conti all’estero e sono favorevole all’anagrafe fiscale sul modello francese. Sono conservatore perché favorevole a una legge sulla tutela del paesaggio in Italia.
Sono conservatore perché non vorrei essere governato da ragionieri, ma da “ragionieri della propria utopia”, per dirla con Magrelli.
Non so se Monti sappia chi è Valerio Magrelli. È un poeta, un bravo poeta, uno di quelli studiano e ascoltano persino nelle università americane. Lo so, citare un poeta contemporaneo è un po’ fuori moda.
D’altra parte sono un conservatore anche perché leggo ancora poesie.
